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domenica 7 giugno 2020

CINQUE CONSIGLI PER AFFRONTARE LE ORDE

All’interno di Days Gone le orde sono l’elemento che i videogiocatori hanno apprezzano e apprezzano di più, perché, come dice un vecchio adagio, “quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”. 

Ecco, affrontare le orde è il momento più divertente ed emozionante dell’avventura di Deacon e compagni e anche per questo motivo, ognuno la vive a modo suo. 

Per qualcuno è meglio cominciare ad affrontarle subito, seppur con poche armi e strumenti a disposizione, altri, come il sottoscritto, preferiscono affrontare quelle strettamente necessarie per avanzare nella storia e occuparsi delle altre una volta terminato il gioco. 

Il modo in cui si decide di affrontare le orde è, forse, quello più soggettivo di Days Gone che varia da giocatore a giocatore, per cui questa breve “guida” deve essere considerata una riflessione personale, dettata dall’esperienza del gioco che per me ha significato qualcosa, ma per qualcun altro, sicuramente, ha significato altro. 

Di seguito ho raccolto cinque suggerimenti che, a mio avviso, potrebbero aiutare i player ad affrontare (e, si spera, sterminare) un’orda in Days Gone, nella speranza che possano risultare utili.


Intelligenza vs Brutalità: I furiosi non sono zombie nel senso classico del termine, ma con loro condividono almeno una caratteristica, ovvero che da soli non sono una grande minaccia ma in gruppo diventano letali. 

Per questo motivo, quando si decide di affrontare un’orda, è essenziale farlo con intelligenza (a meno che non vi piaccia la tattica dei kamikaze o quella furtiva), cercando di mettersi nelle condizioni di poterli affrontare a viso aperto. 

Una possibile soluzione è di attirarli verso le zone a “collo di bottiglia”, in cui i furiosi sono costretti a passare a piccoli gruppi. Una volta ridotta la loro capacità di attacco, potrete sterminarli come vi pare, col mitra o con bombe e molotov

Un’altra strategia è utilizzando gli attrattori, coi quali guidarli verso un punto preciso dove sono stati piazzati gli esplosivi.

Meglio di giorno che di notte: I furiosi e in particolare le orde non amano andare in giro di giorno, perché la luce del sole li infastidisce e, soprattutto, li indebolisce. 

Di notte, invece, escono dalle grotte e vanno a caccia, sparpagliandosi nel territorio che controllano. 

Per questo motivo, il momento ideale per provare un attacco è proprio di giorno, quando si ha maggiore possibilità di trovare l’orda ammassata in un unico luogo, sia all’aperto che al chiuso. 

Così facendo, dovrebbe essere più facile colpirli al cuore e sgominarli più velocemente, usando bombe ed esplosivi. Naturalmente, la notte rimane il momento ideale per chi vuole una sfida difficile e carica di adrenalina.

L’importanza degli esplosivi: Come accennato, le armi di cui non si può fare a meno quando si decide di affrontare un’orda, sono gli esplosivi

Il gioco ne mette a disposizione parecchi (granate, bombe a tubo, molotov e molotov al napalm, bombe di prossimità) e sono il modo più incisivo e veloce per far fuori i nemici. 

L’ambiente, tra l’altro, offre anche delle alternative agli esplosivi, così, una volta terminati quelli a vostra disposizione, potrete far saltare qualche autocisterna o una tanica di benzina o un barile, ottenendo lo stesso risultato.


L’abilità “Sotto Pressione”: Soprattutto all’inizio del gioco, i tempi per ricaricare un’arma sono abbastanza lunghi e potrebbero farvi perdere quei preziosi secondi che potrebbero permettere a un’ora di travolgervi. 

Per questo motivo, è consigliabile, prima di lanciarvi all’assalto, aver sbloccato l’abilità “Sotto Pressione”, in modo tale da poter ricaricare la vostra arma più velocemente e senza consumare concentrazione.

A viso aperto: Come detto, molti giocatori preferisco affrontare le orde faccia a faccia e per loro, Days Gone mette a disposizione un’arma potentissima: il Chicago Chopper

Si tratta di una mitraglietta in grado di contenere 330 cartucce, ideale proprio per affrontare un’orda a viso aperto. È acquistabile, per 3000 crediti, presso l’accampamento di “Wizard Island”, per cui si potrà usufruirne solo a storia ben avviata. 

In accompagnamento al Chicago Chopper, per i più coraggiosi è consigliata, come arma secondaria, la SMP 9, un’altra mitraglietta potente che si piò comprare a inizio gioco, nell’accampamento di “Hot Springs” per 1200 crediti.

Un po’ di pazienza: Essendo la parte più avvincente e divertente di Days Gone, molti giocatori decidono di affrontare le orde di furiosi già alle prime battute, seppur in condizioni abbastanza precarie e difficili. 

Per questo motivo, il mio consiglio è di pazientare un po’ e dare importanza, innanzitutto, alla storia

Una volta completata questa, durante la quale comunque almeno un paio di orde bisogna sterminarle, allora ci si può buttare nella caccia, potendo contare su un equipaggiamento ben più strutturato e potente e su diverse abilità sbloccate. 

Inoltre, finita la storia, le orde compariranno sulla mappa e, quindi, sarà più facile, trovarle.

I FURIOSI: UNA NUOVA STIRPE?

I furiosi, traduzione italiana del termine “Freakers”, sono i principali antagonisti dei personaggi di Days Gone, oltre che i nuovi padroni del mondo distrutto dall’Apocalisse. 

Sono il frutto della misteriosa pandemia che, in circa due settimane, ha trasformato buona parte della popolazione mondiale in famelici e feroci cannibali.

UNA NUOVA STIRPE: Nell’universo narrativo di Days Gone, i furiosi vengono presentati come la nuova “razza” che ha conquistato la Terra, grazie alle straordinarie capacità che il virus stesso gli ha garantito: forza, velocità e agilità sono decisamente superiori a quelle di un normale essere umano. 

Il loro aspetto fisico sembra la conseguenza di una vera mutazione genetica: la pelle è pallida e cosparsa di piaghe e non c’è più traccia di peli sul corpo, ma il cambiamento principale è l’involuzione a uno stato primordiale che li spinge a muoversi spinti dal primario bisogno di nutrirsi. 

Tuttavia, non per tutti questa mutazione sembra aver seguito la stessa strada, così nell’Incubo ci si può imbattere in diverse tipologie di furiosi: ci sono quelli “erranti” che si aggirano, anche in modo solitario, per le strade, sempre a caccia; ci sono i “grigi” che sono poco più evoluti degli erranti; le cosiddette “larve”, ovvero gli adolescenti trasformati, agili come scimmie e veloci come gazzelle, ma che, rispetto agli altri, attaccano soltanto quando si sentono in pericolo; le “sirene”, una tipologia del tutto particolare di furioso, perché considerate delle vere e proprie sentinelle (soltanto di sesso femminile) che sembrano avere il preciso compito di segnalare la presenza di essere umani per far accorrere i loro simili; poi ci sono i “colossi”, dei giganti in possesso di una forza e di una ferocia oltre ogni immaginazione, visto che fanno a pezzi chiunque gli capiti sotto tiro, perfino gli altri furiosi. 

Infine, ci sono i furiosi più evoluti, ovvero “i bianchi”, così chiamati perché albini e che hanno una resistenza molto più elevata rispetto agli altri, oltre che infliggere molti più danni. A questi si dovrebbe aggiungere un’altra tipologia che, però, non può essere analizzata per non incappare in pericolosi spoiler sulla storia del videogioco.


SONO DEGLI ZOMBIE?: La prima reazione che molti hanno avuto di fronte alle prime immagini di Days Gone è stata l’impressione di trovarsi davanti l’ennesimo videogioco di zombie

Tuttavia, se c’è una cosa che il mondo videoludico ci ha insegnato, è la sua straordinaria capacità di rilettura e di innovare cliché come, appunto, quello del classico zombie. Basti pensare a capolavori come The Last of Us o alla serie di Resident Evil per capire come, nei videogiochi, difficilmente ci troviamo di fronte personaggi visti e rivisti e, in questo senso, Days Gone non fa eccezione. 

Lavorando su una storia horror-apocalittica, Bend Studio ha proposto un canovaccio che strizza sicuramente l’occhio a serie tv e vecchi film di genere, ma ha anche puntato a proporre dei personaggi che potessero dare nuova linfa al filone, ringiovanendolo. 

In questo senso, i furiosi hanno un ruolo centrale, perché se il protagonista può riportare alla mente personaggi già visti (in molti hanno tentato un parallelismo con il Daryl di The Walking Dead), questa nuova stirpe di mostri cambia decisamente rotta. 

Gli zombie, infatti, sono soltanto dei lontani cugini, i cadaveri ambulanti che si spostano lenti e impacciati spinti da un primordiale bisogno di nutrirsi, ora sono una civiltà senziente e capace di aggregarsi in orde e sciami che possono arrivare a 500 unità e che si muovono secondo schemi precisi

I furiosi non sono poi così diversi da ciò che erano prima che il virus li trasformasse, perché spesso presentano gli stessi limiti degli esseri umani, ma dentro di loro sembrano possedere un nuovo bagaglio genetico che ne fa, a ragione, il futuro del mondo.

DINAMICHE DI COMPORTAMENTO: È soprattutto il comportamento che fa dei furiosi una nuova stirpe, perché da un lato seguono, in linea di massima, le abitudini che avevano da essere umani, mentre dall’altro sono in possesso di capacità che di umano non hanno nulla. 

Agiscono in modo solitario, attaccando chiunque (umano o animale) passi nelle vicinanze, ma “pensano” anche ad allertare gli altri simili presenti nelle vicinanze; si aggregano in gruppi di centinaia e centinaia, le famigerate orde che si muovono lungo un territorio stabilito, controllandolo e difendendolo. 

Su questi autentici branchi non si spiega molto durante la storia, ma si può intuire come il loro sia un vero comportamento organico, sia basato su qualche tipo di rapporto psichico tra ogni furioso che, più probabilmente, su un subconscio che, in loro, ha lasciato qualche traccia della vita precedente. 

Soltanto in questo possono essere paragonati ai classici zombie di George A. Romero che si radunavano davanti al centro commerciale spinti dai ricordi della vita passata, ma diversamente da loro, non sono morti che camminano, ma esseri in qualche modo senzienti, seppure a uno stadio molto primitivo. 

Le orde, infatti, si muovono seguendo precisi schemi, come fossero un gregge, pattugliano il proprio territorio e vanno a caccia insieme, scegliendo dei posti precisi a seconda del momento della giornata: la notte, per esempio, è più facile trovarle presso i laghi dove si abbeverano, mentre di giorno tendono a rimanere nelle grotte, in uno stato di ibernazione o di riposo. 

Inoltre, chi ha giocato a Days Gone, sa che il comportamento dei furiosi è condizionato anche dal luogo in cui si trovano, proprio come succede a un essere umano: quando piove, per esempio, i loro sensi paiono attenuarsi, per cui ci sono maggiori possibilità di non essere visti o “annusati”, mentre quando nevica soffrono la minore visibilità, ma il freddo sembra aumentarne le energie e la forza.


PUNTI DEBOLI: Gli appassionati di Days Gone sanno bene che i furiosi non hanno molti punti deboli, soprattutto quando sono in gruppo. 

La loro capacità di scovare la presenza umana, grazie ai sensi acuiti come nei migliori predatori, è un costante pericolo per ogni sopravvissuto. 

Inoltre, sembra che non soffrano il dolore come gli zombie, per cui anche se mutilati, il loro irrefrenabile istinto di caccia li porta ad attaccare senza alcuna paura. 

Tuttavia, è noto anche che a caratteristiche diverse corrispondano furiosi diversi e, quindi, proprio come accade tra gli esseri umani, non sempre si va d’amore e d’accordo. 

Come già scritto, esistono dei forti contrasti anche tra furiosi stessi, il caso dei colossi è quello più evidente e l’unica spiegazione valida potrebbe essere la varietà delle mutazioni del virus, responsabile di questa diversità di tipologie e dei rapporti tra furiosi. 

Come confermato anche da O’Brian, durante uno dei suoi tanti incontri con Deacon, sarebbero state scoperte ben dodici mutazioni del virus, ognuno responsabile di un diverso tipo di furioso. 

Da ciò si evince come l’unico punto debole che potremmo individuare in questa straordinaria figura antagonista è il proprio “residuo umano”, ovvero ciò che, dopo la trasformazione (o evoluzione, come la pensano i Ripugnanti) non li ha lasciati, come, appunto, certi comportamenti abitudinari che, soprattutto in sciame, li caratterizza.